Da Quota 41 a Quota 102, tutte le ipotesi che sono state formulate in relazione alla riforma delle pensioni 2022, che prevede l’addio a Quota 100.
Nuove misure sono al vaglio per delineare lo scenario che avanza dopo Quota 100. Negli ultimi mesi, sono state avanzate diverse proposte dagli esperti e dalle parti sociali coinvolte. Tra queste, possiamo annoverare Quota 41, per andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età e Quota 102, per lasciare il lavoro e andare in pensione a 63 anni e con 39 anni di contributi. Si tratta di opzioni decisamente costose, per le quali si cercano soluzioni alternative in vista della riforma pensioni 2022.
Pensioni 2022: addio a Quota 100 dal 31 dicembre 2021
Dal 1° gennaio 2022, i lavoratori non potranno più avvalersi di Quota 100 per andare in pensione. Pertanto, negli ultimi tempi, le parti sociali e i vari esperti in materia stanno vagliando le opzioni migliori da introdurre all’interno della riforma pensioni 2022. Non è un percorso semplice, anche perché tra le varie opzioni considerate ce ne sono due, come vi dicevamo, alquanto costose, ossia Quota 41 e Quota 102. Per tale motivo, è fondamentale orientarsi verso soluzioni che siano sostenibili dal punto d vista economico.
Quota 100, infatti, scade il 31 dicembre 2021 e, nel corso del tempo, ha avuto sia molti consensi, sia molte critiche. La misura, introdotta dal Governo Conte, ha molti sostenitori, tra i quali c’è anche il Segretario Generale dell’UGL, Paolo Capone, il quale, in merito, sostiene che “La riforma che ha favorito il turnover consentendo a 180mila uomini e 73mila donne di ottenere il pensionamento anticipato nel biennio 2019-2020. Come Sindacato UGL, abbiamo sostenuto fortemente una misura che, oltre ad attribuire ai lavoratori la libertà di scegliere se andare o meno in pensione, ha permesso il ricambio generazionale e l’accesso dei giovani nel mercato del lavoro, agevolando al tempo stesso l’ingresso di nuove competenze all’interno della pubblica amministrazione“.
Le ipotesi al vaglio
Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, durante il ventesimo Rapporto Annuale dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ha esposto diverse proposte per la riforma pensioni 2022:
- Quota 41: pensionamento anticipato con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età del lavoratore. I sindacati appoggiano questa proposta, anche se è quella che richiede maggiori costi, poiché andrebbe a impiegare fino allo 0,4 del PIL;
- Calcolo contributivo: andare in pensione a 64 anni, con 20 anni di contributi, con un importo minomo del trattamento di almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Oppure andare in pensione anticipatamente a 64 anni, con 36 anni di contributi e senza il limite di valore dell’assegno;
- Anticipo della quota contributiva della pensione: opzione possibile a partire dai 63 anni, con 20 di contribuzione e con un importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale.
Nel 2021, inoltre, scade anche l’Ape Sociale, la misura, introdotta nella Legge di Bilancio 2017, che permette il pensionamento anticipato a 63 anni di età e i 30 o 36 anni di contributi raggiunti soprattutto per i lavoratori che svolgono lavori particolarmente usuranti e per coloro che si ritrovano in difficoltà , in cassa integrazione o in stato di disoccupazione. Confermata, infine, Opzione Donna, che permette alle lavoratrici di andare in pensione a 59 anni.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 6 Settembre 2021 19:00